Uno studio eseguito in Italia ha valutato la relazione tra il pH rilevato nel lume dello stomaco e il fabbisogno di levotiroxina. I risultati hanno indicato che il pH gastrico ha un ruolo chiave nel determinare la minima dose efficace di levotiroxina.
La levotiroxina è fra i farmaci più prescritti al Mondo e la sua somministrazione richiede un’accurata messa a punto della dose per ottenere l’effetto terapeutico desiderato, ma si stima che un 30-60% di persone in cura con il farmaco ha valori di TSH indicativi di una dose non adeguata. Tra le variabili alle quali si deve fare riferimento per stabilire la dose di levotiroxina, ci sarebbe la massa magra, ma nella pratica clinica si tende piuttosto a fare riferimento al peso corporeo o all’Indice di Massa Corporea. Inoltre, nel definire la minima dose effettiva di levotiroxina, si deve tener conto anche dell’interferenza che possono determinare cibi e altri farmaci assunti. E’ stato dimostrato che la levotiroxina somministrata per bocca viene assorbita nell’intestino tenue e malattie che interessano questo tratto del canale alimentare, come l’intolleranza al lattosio o la malattia celiaca, possono modificarne l’assorbimento. D’altra parte, anche lo stomaco influenza la quantità di levotiroxina da somministrare e, infatti, nelle persone con gastrite atrofica o con infezione da Helicobacter pylori e in quelle in trattamento con farmaci denominati inibitori della pompa protonica, usati ad esempio nel reflusso gastroesofageo, aumenta il fabbisogno del farmaco. La maggior parte delle patologie appena citate modifica la secrezione di acido nello stomaco e, di conseguenza, il pH del lume gastrico che dipende da tale secrezione. Sulla base di queste conoscenze, Virilli e colleghi hanno eseguito uno studio per valutare la presenza di una relazione diretta tra il pH delle secrezioni contenute nello stomaco e la dose minima di levotiroxina necessaria per ottenere il valore di TSH desiderato. Di 311 soggetti ai quali consecutivamente era stata prescritta la levotiroxina, 61 affetti da tiroidite di Hashimoto (59 femmine e 9 maschi; mediana dell’età: 51 anni), presentavano anche sintomi attribuibili a patologie dei primi tratti del canale alimentare. Questi casi sono stati valutati con una gastroscopia, durante la quale sono state fatte diverse biopsie, e con una misurazione del pH delle secrezioni raccolte nel loro stomaco. Tutti hanno accettato di assumere la levotiroxina a digiuno, evitando di mangiare o di bere nell’ora successiva. I risultati hanno dimostrato che la dose di levotiroxina necessaria per ottenere il valore di TSH desiderato è aumentata al crescere del valore del pH gastrico, con una relazione statisticamente significativa (p=0.4229; p=0.0007) tra le due variabili. Applicando un’analisi multivariata, si è dimostrato che il pH del contenuto gastrico era, insieme all’Indice di Massa Corporea, il fattore di gran lunga più importante nel condizionare la dose efficace di levotiroxina (p=0.001). Un ulteriore metodo statistico ha indicato che il valore di pH che rappresentava la soglia oltre la quale aumentava la dose di levotiroxina da somministrare era di 2.28. Infine, classificando i malati in base alle evidenze raccolte con l’esame istologico, si è rilevato un aumento della dose di levotiroxina necessaria per ciascun soggetto, proporzionale (p=0.00025) alla gravità del danno presente nella mucosa dello stomaco.
Nelle conclusioni gli autori hanno evidenziato che i risultati del loro studio hanno dimostrato un ruolo chiave del pH nel determinare la minima dose di levotiroxina necessaria per ottenere il valore di TSH desiderato. Tale relazione può spiegare l’interferenza del cibo, di alcuni farmaci e di certe patologie gastrointestinali con il trattamento con levotiroxina.