Un gruppo di esperti italiani ha valutato l’efficacia dei criteri di valutazione ecografica dei noduli della tiroide, proposti da diverse Società Scientifiche, per distinguere quelli a rischio di degenerazione maligna, da quelli che non suscitano sospetti di questo tipo. I risultati hanno dimostrato una maggiore efficacia dei criteri denominati TI-RADS proposti dal Collegio Americano di Radiologia.
Lauria e colleghi, nell’introduzione al loro studio, ricordano che la valutazione ecografica è determinante nel decidere la gestione dei noduli della tiroide. D’altra parte, esistono vari criteri, per l’interpretazione dei riscontri ecografici, mirati a definire le differenze fra i noduli sicuramente benigni e quelli che necessitano di un ulteriore studio per escludere il rischio di malignità. I criteri che sono stati presi in considerazione erano: quelli dell’Associazione Americana della Tiroide (American Thyroid Association: ATA), quelli proposti dall’Associazione Americana degli Endocrinologi Clinici (American Association of Clinical Endocrinologists: AACE), dal Collegio Americano di Endocrinologia (American College of Endocrinology: ACE) e dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME) italiana e quelli, denominati TI-RADS, proposti dal Collegio Americano di Radiologia (American College of Radiology: ACR). Applicando opportuni metodi statistici, 1077 noduli della tiroide, da sottoporre ad ago aspirato, sono stati classificati secondo i criteri ecografici di ATA, AACE/ACE/AME e ACR. Vari fattori relativi ai noduli sono stati posti in relazione con i criteri ecografici proposti dalle diverse Società Scientifiche. In generale, le categorie di rischio accertate con l’analisi dei campioni raccolti con l’ago aspirato, sono state coerenti con i criteri ecografici formulati. L’efficacia nel definire la diagnosi di rischio di malignità dei criteri dell’ACR e di quelli di AACE/ACE/AME è stata significativamente migliorata (p<0.001), incrociando i criteri ecografici con informazioni relative a sesso ed età. Per quanto riguarda la differenza di efficacia fra i diversi criteri di classificazione, si è rilevato un vantaggio statisticamente significativo (p=0.008) dei criteri dell’ACR rispetto a quelli dell’ATA, mentre non si sono rilevate differenze rispetto ai criteri di AACE/ACE/AME. I criteri ecografici formulati dall’ATA non hanno permesso di classificare 54 noduli, che hanno mostrato, all’analisi istologica, un livello di rischio di malignità sette volte superiore a quello “molto basso” stimato in base ai criteri ecografici (rapporto di probabilità: 7.20 [95% IC: 2.44-21.24], p<0.001).
Lauria e colleghi hanno concluso che il sistema di classificazione ecografica dell’ACR ha mostrato, nel loro studio, la maggiore efficacia nell’individuare i noduli che l’istologia ha successivamente definito ad alto rischio. Dal punto di vista pratico, è importante che specialisti italiani verifichino, nella loro attività clinica, l’efficienza dei criteri diagnosi formulati dalle Società Scientifiche. Ciò comporta maggiori garanzie per i malati che necessitano della diagnosi più precisa possibile.