Un gruppo di specialisti italiani ha valutato l’efficacia dei diversi criteri di classificazione dei noduli della tiroide nel rilevare la natura maligna che essi possono avere. I risultati hanno indicato che tali criteri sono utili, ma che il giudizio di un operatore esperto è molto importante.
I noduli della tiroide costituiscono un’alterazione molto frequente della struttura dell’organo, per la quale è necessario definire, con la massima precisione, la natura benigna o maligna. Considerando che in grandissima maggioranza, essi sono benigni, per prevenire un eccessivo impiego di risorse nella diagnosi dei noduli è di fondamentale importanza che, fin dai primi approcci, essi vengano valutati da professionisti esperti. Il primo livello di diagnosi dei noduli è costituito dalla palpazione della tiroide da parte del medico, che spesso segue la segnalazione, da parte del soggetto che a lui si rivolge, di un’anomalia del profilo del collo. Altre volte il nodulo è così piccolo da non dare segni rilevabili e viene individuato nel corso di un esame ecografico. Proprio l’ecografia è una valutazione chiave per i noduli della tiroide perché permette di definire dimensioni, aspetto e localizzazione degli stessi. Sulla base di tali riscontri, si decide se definire come benigna la lesione o passare a un secondo livello di approfondimento, costituito di solito dall’agoaspirato. La valutazione ecografica dell’aspetto del nodulo tiroideo è stata oggetto di numerose Linee Guida, che hanno proposto criteri standardizzati ai quali fare riferimento. Madeo e colleghi hanno verificato la precisione nella diagnosi dei criteri proposti dalle seguenti Linee Guida: AACE (American Association of Clinical Endocrinology: Associazione Americana di Endocrinologia Clinica)/ACE (American College of Endocrinology: Collegio Americano di Endocrinologia)-AME (Associazione Medici Endocrinologi), ATA (American Thyroid Association: Associazione Americana della Tiroide), BTA (British Thyroid Association: Associazione Britannica della Tiroide) e MUT (Modena Ultrasound Thyroid Classification: Classificazione Ecografica della Tiroide di Modena). Nello studio, che è stato prospettico e retrospettivo, si è tenuta in considerazione anche la valutazione clinica soggettiva dell’operatore e sono stati registrati l’aspetto ecografico del nodulo e la diagnosi istologica eseguita mediante agoaspirato. Riguardo alle caratteristiche rilevate con l’ecografia, si è usata una lista prestabilita compilata dall’operatore quando ha esaminato casi di soggetti candidati alla rimozione chirurgica del nodulo, in quanto questo aveva un aspetto indeterminato o sospetto o sicuramente maligno. Tutti i noduli sono stati studiati “in cieco”, vale a dire senza che l’ecografista avesse elementi per giudicarli, diversi dalle caratteristiche rilevate con l’ecografia. I criteri della MUT sono stati applicati in maniera prospettica e gli altri in maniera retrospettiva. Le variabili valutate nella ricerca sono state sensibilità, specificità, valori limite della diagnosi e accuratezza di ciascuna classificazione. Nel classificare i 457 noduli, la MUT ha avuto la massima accuratezza (AUC 0.808) e specificità (89%). A seguire, come precisione nella diagnosi, si sono classificati i criteri dell’ATA e della BTA e, da ultimi, quelli di AACE/ACE-AME. Pur con la differenza di livello di accuratezza raggiunto, i criteri di MUT, ATA e BTA sono risultati abbastanza interscambiabili fra di loro. Considerando la concordanza fra i risultati delle analisi per ogni singolo nodulo, i risultati migliori si sono ottenuti con i criteri di ATA e BTA (k=0.723) e quelli di AACE/ACE-AME sono risultati lievemente concordanti con quelli della BTA (k=0.177) e della MUT (k=0.183) e più concordanti con quelli dell’ATA (k=0.282). Infine, i criteri della MUT hanno mostrato una discreta concordanza con quelli di ATA (k=0.291) e BTA (k=0.271).
Nelle conclusioni gli autori hanno sottolineato che i criteri standardizzati di classificazione proposti dalle diverse fonti hanno mostrato un’accuratezza diagnostica complessiva accettabile, che è stata migliorata applicandoli in maniera meno rigida grazie alla capacità diagnostica soggettiva dell’operatore.
Al di là del dettaglio dei risultati di questo studio, piuttosto complessi per i non addetti ai lavori, che indicazione ne può trarre la persona che ha un nodulo della tiroide da valutare con l’ecografia? Che è importante che l’operatore applichi criteri standardizzati affidabili, per la definizione di malignità e di benignità dei noduli, ma anche che una specifica esperienza dell’ecografista nella valutazione della tiroide attribuisce un valore aggiunto al risultato dell’esame.