In alcuni casi, la ridotta funzione della tiroide è l’esito di un danneggiamento non evidente in termini clinici, ma continuo e progressivo e si definisce subclinico, distinguendolo da quello “conclamato” nel quale segni e sintomi sono evidenti. La condizione, anche se è partita anni prima, si manifesta in età avanzata, ma non sempre assume aspetti caratteristici. L’ipotiroidismo subclinico si ritiene che colpisca, fra i soggetti di oltre 50 anni, il 6% dei maschi e il 10-12% delle femmine. In questi individui, i sintomi più spesso rilevati riguardano le funzioni mentali, ma anche questo può confondere il quadro perché, nelle persone anziane, tali alterazioni tendono ad essere attribuite a cause diverse dall’ipotiroidismo subclinico come, ad esempio, a danni da ridotto apporto di sangue per ostruzione dei vasi sanguigni. In questi casi i dosaggi ormonali dimostrano un aumento del TSH al quale corrispondono livelli di FT3 e FT4 normali. L’opportunità di somministrare una cura a soggetti con ipotiroidismo subclinico è stata oggetto di dibattito, anche se la necessità di prevenire i danni conseguenti all’inadeguato effetto degli ormoni della tiroide sui tessuti dell’organismo, fa propendere per il trattamento. Ciò è particolarmente vero negli individui in giovane età, per evitare alterazioni dello sviluppo fisico.
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