Un gruppo di esperti ha valutato l’attendibilità di un marcatore per la diagnosi della sclerosi multipla in fasi molto precoci. I risultati hanno indicato che esso aumenta sei anni prima della manifestazione clinica della malattia.
Bjornevik e colleghi, nell’introduzione dell’articolo che riporta i risultati del loro studio, ricordano che, nella sclerosi multipla, i primi danni a carico della mielina possono precedere di anni la comparsa dei segni e dei sintomi. Per questo motivo sarebbe importante individuare i processi di demielinizzazione appena si sviluppano e quando sono più sensibili alle cure. Fra i marcatori proposti per la diagnosi precoce della sclerosi multipla ce n’è uno denominato neurofilamento a catena leggera. Si tratta di una proteina presente nel citoplasma dei neuroni e, in quantità particolarmente elevata, nelle fibre nervose circondate dalla mielina. Inizialmente si è osservato il suo aumento nel liquido cefalorachidiano in presenza di danni agli assoni di tipo infiammatorio, neurodegenerativo, traumatico e ischemico. In seguito, è stata introdotta la misurazione del neurofilamento a catena leggera nel sangue e ciò ha reso applicabile su larga scala la sua valutazione. Bjornevik e colleghi hanno eseguito il loro studio su una casistica di militari degli Stati Uniti dei quali erano disponibili campioni di sangue raccolti fra il 2000 e il 2011. La misurazione delle concentrazioni del neurofilamento a catena leggera è stata eseguita fra il 2018 e il 2019. Dei 245 casi presi in considerazione, 60 erano affetti da sclerosi multipla e di questi soggetti erano disponibili due campioni di sangue raccolti prima della comparsa della sclerosi multipla oppure uno prima e uno dopo la sua manifestazione clinica. Per ciascun caso con la malattia sono stati identificati uno o due soggetti di controllo simili per: età, sesso, etnia e data di raccolta dei campioni di sangue. L’età media dei casi valutati è stata di 27.5 anni e il 76.7% di essi era di sesso maschile. Le concentrazioni nel sangue del neurofilamento a catena leggera sono state più alte (mediana 16.7 pg/ml; intervallo interquartile 12.6-23.1 pg/ml) nelle persone con sclerosi multipla, rispetto ai soggetti di controllo (mediana 15.2 pg/ml; intervallo interquartile 10.3-19.9 pg/ml) e tale evidenza si è resa disponibile sei anni (valore mediano, intervallo: 4-10 anni) prima della comparsa di segni e di sintomi. La differenza delle concentrazioni di questo marcatore, fra i soggetti che hanno sviluppato la sclerosi multipla e quelli di controllo, è stata statisticamente significativa (p=0.04) e ha mostrato una tendenza all’aumento con l’approssimarsi della comparsa delle manifestazioni cliniche (coefficiente stimato dell’interazione con il tempo=0.063; p= 0.008). L’aumento, nell’ambito di ciascun caso, delle concentrazioni nel sangue del neurofilamento a catena leggera si è associato a un rischio più elevato di presentare la sclerosi multipla (rapporto di frequenza per un aumento ≥ 5 pg/ml: 7.50; intervallo di confidenza al 95% 1.72-32.80). In corrispondenza della comparsa dei segni e dei sintomi della sclerosi multipla si è rilevato un importante aumento della concentrazione nel sangue del marcatore: valori mediani 25.0 pg/ml con intervallo interquartile 17.1-41.3 pg/ml, rispetto a 45.1 pg/ml con intervallo interquartile 27.0-102.7 pg/ml, per i campioni raccolti prima e dopo la comparsa della malattia; p=0.009. Nelle conclusioni gli autori hanno evidenziato il notevole anticipo, di sei anni, con il quale sono aumentate le concentrazioni nel sangue del neurofilamento a catena leggera e hanno segnalato che questo conferma che la sclerosi multipla ha una fase pre-clinica che dura anni. In tale fase, si determinano alterazioni a carico delle fibre nervose che, se individuate tempestivamente, potrebbero rispondere alle cure meglio che nelle fasi successive alla manifestazione di segni e sintomi.