Uno studio eseguito in Gran Bretagna ha valutato la frequenza di comparsa del cancro del colon-retto dopo la rimozione di polipi per via endoscopica. I risultati hanno permesso di classificare i diversi livelli di rischio di sviluppo della neoplasia e di confrontarli con quelli di recenti Raccomandazioni.
Le Linee Guida pubblicate in Gran Bretagna nel 2020, sui controlli da eseguire per ridurre la frequenza di comparsa del cancro del colon-retto dopo la rimozione di polipi dall’intestino, hanno raccomandato di eseguire una verifica a tre anni per le persone a rischio elevato definito per la presenza di: due o più polipi pre-maligni, dei quali almeno uno deve essere in stadio avanzato cioè un polipo serrato oppure un adenoma di dimensioni maggiori o uguali a 10 mm o con un elevato grado di displasia oppure cinque o più polipi pre-maligni oppure ancora uno o più polipi non peduncolati di dimensioni maggiori o uguali a 20 mm. Casi a basso rischio. che non presentavano nessuno dei quadri sopra descritti, sono stati comunque incoraggiati a partecipare a un programma di screening di popolazione sul cancro del colon-retto. Cross e colleghi hanno eseguito uno studio per valutare l’appropriatezza della classificazione del rischio sopra riportata. Si è trattato di un’analisi retrospettiva su soggetti che si sono sottoposti ad asportazione di polipi durante colonscopia fra il 2000 e il 2017 e sono stati seguiti fino al 2017 in 17 Ospedali della Gran Bretagna. È stata esaminata l’incidenza del cancro del colon-retto, ponendola in rapporto con le caratteristiche di base di ciascun caso, con il gruppo di rischio e con il numero di visite di controllo. Usando un metodo statistico denominato regressione di Cox, è stata confrontata l’incidenza del cancro del colon-retto di questa casistica con quella della popolazione generale, facendo riferimento a un parametro denominato rapporto di incidenza standardizzato. Nei 21.318 casi analizzati sono stati individuati, nel corso dei controlli, 368 cancri del colon-retto, in un periodo di osservazione di durata mediana 10.1 anni. Le caratteristiche osservate al basale che sono state individuate come fattori associati a un maggiore rischio di sviluppo della neoplasia sono state: età maggiore o uguale a 55 anni, presenza di 2 o più polipi pre-maligni, adenomi con aspetto istologico tubulovilloso, villoso o non noto o con displasia di alto grado, polipi prossimali e una visita basale che copre da 2 a 90 giorni. Facendo un confronto con la popolazione generale, l’incidenza del cancro del colon-retto in assenza di una sorveglianza attiva è stata maggiore nei casi di adenoma con displasia di alto grado (rapporto di incidenza standardizzato 1.74; intervallo di confidenza al 95% 1.21-2.42) oppure 2 o più polipi pre-maligni dei quali 1 o più era in stadio avanzato (rapporto di incidenza standardizzato 1.39; intervallo di confidenza al 95% 1.09-1.75). In assenza di una sorveglianza attiva dopo la polipectomia, i rischi di incidenza standardizzati dei soggetti a basso rischio (71%) e ad alto rischio (29%) sono stati uno la metà dell’altro, rispettivamente 0.75 (intervallo di confidenza al 95% 0.63-0.88) e 1.30 (intervallo di confidenza al 95% 1.03-1.62). Per i casi ad alto rischio dopo la prima sorveglianza il rapporto di incidenza standardizzato è stato 1.22 (intervallo di confidenza al 95% 0.91-1.60).
Gli autori hanno concluso, sulla base dei risultati ottenuti, che le Linee Guida pubblicate nel 2020 in Gran Bretagna, permettono di identificare accuratamente i casi che, dopo l’asportazione di polipi, hanno un alto rischio di sviluppare un cancro del colon-retto. In particolare, la raccomandazione a eseguire una colonscopia di controllo sembra appropriata per questi soggetti e può eliminare il rischio in più che essi presentano, rispetto alla popolazione generale.