Una revisione della letteratura ha fatto il punto sulle conoscenze relative agli effetti biologici della radioterapia somministrata per la cura di un tipo di tumore della testa e del collo. Tra gli effetti di questa cura c’è l’attivazione di una risposta immunitaria utile a contrastare l’evoluzione del cancro.
La cura del cancro con la radioterapia determina effetti biologici sui tessuti che vanno oltre la sola distruzione delle cellule neoplastiche. Infatti, l’azione più diretto e più noto di tale trattamento consiste nel trasferimento di energia dalle radiazioni ionizzanti alle cellule neoplastiche verso le quali sono mirate. Ciò può appunto distruggere le cellule o provocare una “instabilità” dei geni in quelle che sopravvivono all’irradiazione. D’altra parte, la lesione tumorale è circondata da tessuto non malato e, per quanto le radiazioni siano mirate sul cancro, esse possono investire anche le cellule sane. Ciò è particolarmente vero per le neoplasie della testa e del collo, come il carcinoma a cellule squamose localizzato alla bocca. Alcune alterazioni che interessano le cellule neoplastiche irradiate si possono osservare anche in quelle normali circostanti, che non sono state investite direttamente dalle radiazioni, e nelle cellule che derivano da quelle esposte direttamente o indirettamente alla radioterapia. L’instabilità dei geni altera il funzionamento di tutti questi elementi cellulari e può esporre al rischio di trasformazione maligna. Gli effetti che determina la radioterapia al di fuori dell’area trattata, ma all’interno dello stesso organismo, sono definiti “abscopal”. Tra gli effetti abscopal, oltre a quelli sopra citati, ce ne sono anche altri positivi, come la regressione di tumori o di metastasi distanti dall’area irradiata e che quindi non traggono beneficio dall’impatto diretto delle radiazioni. Feller e colleghi nell’articolo hanno fornito informazioni dettagliate sui meccanismi che portano dal danneggiamento del DNA delle cellule neoplastiche da parte delle radiazioni ionizzanti, alla loro distruzione, ma i danni al DNA inducono anche l’espressione, da parte delle cellule, di strutture che le rendono più sensibili alla risposta immunitaria. Queste strutture sono definite “neo-antigeni tumorali”. Gli autori hanno descritto però un altro effetto meno noto della radioterapia, che è quello dell’attivazione di una risposta del sistema immunitario, che potenzia le difese interne dell’organismo nei confronti del cancro. In particolare, si amplificherebbe l’attività dei linfociti T citotossici. Gli effetti delle radiazioni sulle cellule del tumore e su quelle del sistema immunitario possono creare una sinergia positiva. Infatti, i primi rendono più attaccabili le cellule del cancro e i secondi fanno sì che le cellule del sistema immunitario siano più aggressivè verso gli elementi che costituiscono la lesione cancerosa. Quanto invece agli effetti negativi della radioterapia sui tessuti normali vicini all’area irradiata o lontani da essa, Feller e colleghi ne hanno riportati di precoci e di tardivi. Tra i primi ci sono eritemi, desquamazione secca o umida della pelle, mucosite, secchezza della bocca, nausea, diarrea e necrosi del tessuto osseo indotta dalle radiazioni. Gli effetti tardivi sono la fibrosi, l’atrofia, i danni al sistema nervoso, le alterazioni funzionali di vari organi, la bocca secca, la necrosi dell’osso e la disfagia.
Nelle conclusioni gli autori hanno ricordato l’importanza del meccanismo della produzione di neo-antigeni tumorali come conseguenza della radioterapia e di quello di attivazione delle cellule del sistema immunitario. Hanno anche segnalato che, per sfruttare al meglio tali effetti, si possono combinare radioterapia e immunoterapia.