Come in altre malattie neurodegenerative, anche nella sclerosi multipla molte speranze sono riposte nei trattamenti che utilizzano cellule staminali. Queste possono essere definite come cellule non ancora mature e differenziate in tipi specifici che, proprio perché immature, si prestano ad essere manipolate in laboratorio per essere “programmate” a svolgere determinati compiti. D’altra parte, proprio perché immature, le cellule staminali possono evolvere in elementi dannosi, come ad esempio in cellule tumorali. Per questo la ricerca, dopo un primo periodo di grandi entusiasmi, sta ora procedendo con cautela e ciò ha permesso di ottenere risultati incoraggianti.