Al momento esistono vari e diversi test di ordine immunoistochimico, di rilevazione chimica, immunoistochimica, immunologica e genetica messi in opera per questo fine, tuttavia ancora oggi dopo oltre 15 anni di stazionarietà di risultati di impianto nei programmi di fecondazione in vitro (www.sart.org), ancora non esistono test riproducibili e predittivi di un impianto embrionale nei programmi di fecondazione in vitro. I test che sono attualmente in uso non sono utili a migliorare l’outcome gravidico ma sono in continua evoluzione e non è detto che non possano diventarlo in tempi più o meno brevi.
Possiamo tuttavia dire che:
- La selezione degli embrioni ha decisamente migliorato l’implantation rate [30] pur non migliorando, di fatto, l’outcome gravidico della stessa popolazione di donne.
- Il tentativo di caratterizzare la sincronizzazione embrio-endometriale con marker o altri strumenti è di fatto fallito e ci si affida oggi, per un futuro che ancora non esiste, alla trascrittomica. Comunque restano una serie di condizioni materne ostili all’impianto embrionale, parte delle quali possono essere trattate con ampia soddisfazione nei risultati.
Reiterati fallimenti dell’impianto embrionale e aborto ricorrente
RIF (Recurrent Implantation Failure) è il fallimento dell’obiettivo di ottenere una gravidanza dopo trasferimento di almeno 4 embrioni di buona qualità e un minimo di almeno 3 embrioni freschi o crioconservati di buona qualità in una donna di età inferiore a 40 anni che si sottopone a programmi di fecondazione in vitro.
L’American Society of Reproductive Medicine (ASRM) definisce invece un aborto ricorrente quella condizione con due o più precedenti aborti spontanei. Questa patologia occorre con una frequenza di circa lo 0,5-2% delle donne.
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