Tra i risultati più interessanti si registra anzitutto come la disabilità venga percepita dalla maggioranza degli italiani come limitazione del movimento: se pensano alla disabilità , infatti, nel 62,9% gli intervistati dichiarano di pensare anzitutto a questo tipo di limitazione, mentre il 15,9% pensa ad una persona con disabilità intellettiva (come ritardo mentale o demenza) ed il 2,9% pensa ad una disabilità sensoriale (sordità o cecità ). E’ invece il 18,4% a pensare ad una disabilità plurima, ossia ad una combinazione di due o di tutte e tre le fattispecie precedenti (tab. 1).
- Tab 1. L’immagine della disabilità : Se pensa ad una persona con disabilità , a quale tipo di disabilità pensa per prima?
- Fig. 1 – Tra le persone con disabilità , qual è la proporzione tra bambini, giovani, adulti e anziani (val. %)
- Tab. 2 – Le disabilità dell’età evolutiva, per classe d’età (val. %)
- Pensando alle persone disabili in età evolutiva (ossia ai bambini e agli adolescenti fino ai 18 anni), secondo Lei qual è la tipologia di disabilità più frequente?
- Fig. 2 – Il primo pensiero di fronte ad una persona giovane o adulta, apparentemente integra, con disabilità motoria (val. %)
Tab 1. L’immagine della disabilità : Se pensa ad una persona con disabilità , a quale tipo di disabilità pensa per prima?
18-29 anni |
30-44 anni |
45-64 anni |
65 anni ed oltre |
Totale | |
Ad una persona con disabilità motoria (persona in sedia a rotelle o limitata nella mobilità ) |
69,1 |
71,3 |
60,6 |
51,9 |
62,9 |
Ad una persona con disabilità plurima (combinazione di motoria e/o intellettiva e/o sensoriale) |
19,8 |
14,9 |
19,2 |
20,3 |
18,4 |
Ad una persona con disabilità intellettiva (ritardo mentale, demenza) |
9,5 |
11,4 |
16,7 |
24,2 |
15,9 |
Ad una persona con disabilità sensoriale (sordità , cecità ) |
1,6 |
2,4 |
3,5 |
3,5 |
2,9 |
Per quanto riguarda invece la composizione anagrafica della popolazione con disabilità , se si tratti cioè di una questione che riguarda in particolare i bambini e i giovani, gli adulti o la popolazione anziana, la quota più alta di indicazioni fornite dai rispondenti si concentra sull’opinione secondo la quale la proporzione sarebbe pressoché equa: lo pensa il 29,4%. E’ invece il 28,4% a pensare che le persone disabili in Italia siano soprattutto anziani, il 13,8% a ritenere che si tratti soprattutto di adulti ed il 19,0% a indicare che la disabilità è una questione che riguarda soprattutto i bambini e i giovani (fig. 1).
Fig. 1 – Tra le persone con disabilità , qual è la proporzione tra bambini, giovani, adulti e anziani (val. %)
L’incrocio per età evidenzia per altro come tra i rispondenti più giovani la dimensione della disabilità presso la popolazione anziana sia particolarmente sottostimato (è il 22,2% dei 18-29enni ed il 20,9% dei 30-44enni a fornire questa risposta), mentre il dato risulta ampiamente maggioritario tra le coorti in età più avanzata.
Si tratta di dati che permettono già di inquadrare in modo piuttosto chiaro i termini della questione: la disabilità rimane ancora per moltissimi aspetti un mondo poco conosciuto. Se da un lato, infatti, i dati ufficiali disponibili non permettono di stabilire in modo univoco la proporzione tra il numero di persone colpite da disabilità motoria, intellettiva, sensoriale e plurima, va comunque rilevato che:
- secondo i dati sulla disabilità 2 in Italia, diffusi dall’ISTAT nel 2010 e relativi agli anni 2004-2005, sul totale delle persone con disabilità è il 47,9% a soffrire di difficoltà motorie, mentre la quota più alta dei casi riguarda le difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana (dunque livelli ridotti o assenti di autosufficienza), vissuta dal 62,5% della popolazione con disabilità . Le difficoltà nella vista, dell’udito e della parola (considerate naturalmente nonostante l’uso di tutti gli ausili disponibili, quali occhiali, apparecchi acustici etc.) riguardano invece il 22,9% delle persone con disabilità 3. Rispetto a quanto indicato dagli italiani, dunque, pur non essendo possibile stabilire in base ai dati ISTAT l’incidenza delle disabilità intellettive, risultano estremamente sovrastimate le disabilità motorie, che assurgono nell’immaginario collettivo a simbolo della disabilità , in modo quasi iconografico;
- grazie ai dati ISTAT è possibile però osservare la distribuzione della disabilità nella popolazione italiana in base alla variabile anagrafica, ed è evidentemente su questo punto che la percezione del campione di italiani evidenzia un livello di non consapevolezza sintomatico della mancata conoscenza del fenomeno: sul totale delle persone con disabilità , infatti, oltre l’80% è costituito da persone con più di 64 anni.
I dati suggeriscono dunque che gli italiani tendano a sovrastimare da un lato il peso della disabilità motoria, e dall’altro a non includere in questo concetto, o a farlo solo in parte, la questione della non autosufficienza degli anziani, che pure rappresenta un tema che pesa nella vita quotidiana di moltissime famiglie nel nostro Paese.
E’ ipotizzabile che, in questo senso, il concetto di disabilità sconti una sorta di riduttiva sovrapposizione con quello di invalidità , intesa come limitazione alla vita produttiva e lavorativa delle persone, escludendo di fatto (anche semanticamente!) dal concetto di disabilità quei settori della popolazione che rimangono generalmente inattivi: gli anziani da un lato, ma anche le persone con ritardo mentale e più in generale con limitazioni della sfera intellettiva e relazionale dall’altro.
La sottostima della disabilità mentale emerge peraltro in modo piuttosto vistoso a proposito della disabilità nell’età evolutiva: pensando a questo tema, infatti, gli italiani che immediatamente la riconducono alla disabilità mentale sono il 19,0% del campione. Il 27,2% pensa, anche in questo caso, alla disabilità motoria, mentre la maggioranza fa riferimento alla combinazione delle due (36,3%), ed il 10,3% non sa esprimersi in proposito (tab. 2).
Tab. 2 – Le disabilità dell’età evolutiva, per classe d’età (val. %)
Pensando alle persone disabili in età evolutiva (ossia ai bambini e agli adolescenti fino ai 18 anni), secondo Lei qual è la tipologia di disabilità più frequente?
18-29 anni |
30-44 anni |
45-64 anni |
65 anni ed oltre |
Totale |
|
Disabilità sia motoria che intelletiva |
42,1 | 38,7 | 37,8 | 27,6 | 36,3 |
Disabilità motoria |
18,8 | 26,7 | 28,8 | 31,4 | 27,2 |
Disabilità Intelletiva |
24,9 | 21,6 | 17,6 | 16,7 | 19,7 |
Disabilità sensoriale (deficit di vista e/o udito) |
10,0 | 6,2 | 4,6 | 6,7 | 6,4 |
Non sa |
4,3 | 6,7 | 11,1 | 17,6 | 10,3 |
Anche in questo caso la lettura dei dati ufficiali permette di sottolineare quanto la percezione della disabilità , e in questo caso specifico della disabilità mentale nell’età evolutiva, sia manchevole e distorta presso la maggior parte degli italiani. Secondo la recente indagine dell’ISTAT, sull’inserimento degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di 1° grado, la disabilità intellettiva riguarda il 71,5% degli alunni con disabilità nelle scuole primarie, ed il 76,9% in quelle secondarie di 1° grado, rappresentando di gran lunga la tipologia più frequente, mentre i dati relativi alle disabilità motorie risultano pari al 6,7% nella scuola primaria e al 4,8% in quella secondaria di 1° grado.
Va sottolineato che l’indagine ISTAT sulla disabilità nelle scuole è basata su una rilevazione condotta a partire dalle diagnosi certificate degli alunni iscritti. Si tratta quindi di una definizione di disabilità estensiva, e che include disturbi specifici dell’apprendimento (ad esempio la dislessia) e dell’attenzione (sindrome da deficit di attenzione e iperattività ), che evidentemente vanno a confluire nella tipologia delle disabilità intellettive.
Osservando i tassi di risposta degli italiani all’indagine Censis incrociati per età si osserva che la percezione della dimensione della disabilità mentale risulta più ampia tra le coorti di rispondenti più giovani, che evidentemente hanno goduto fino a relativamente poco tempo fa di un punto di osservazione migliore, rispetto ai rispondenti più grandi, sulla popolazione dei bambini e degli adolescenti, e sono infatti anche i rispondenti che in quote più basse indicano di non saper rispondere (il 4,3% tra i 18-29enni contro il 17,6% dei 65enni ed oltre).
Il crescente scollamento tra la realtà e le opinioni su questo tema, cui si assiste all’aumentare dell’età dei rispondenti, rappresenta per altro una proxy estremamente efficace di quanto, al di fuori della scuola, la disabilità di bambini ed adolescenti, e soprattutto la disabilità intellettiva, rimanga sostanzialmente invisibile al resto del corpo sociale.
Che la percezione sociale della disabilità rimanga sottostimata e per molti aspetti distorta lo confermano anche i dati relativi alle risposte fornite dal campione a proposito della disabilità motoria, e delle sue cause.
Di fronte ad una persona giovane o adulta apparentemente integra (cioè senza malformazioni, mutilazioni o fasciature evidenti) costretta in sedia a rotelle o che ha bisogno di ausili per camminare (bastoni o stampelle), il 68,7% degli intervistati pensa per prima cosa che la disabilità potrebbe essere conseguenza di un incidente, il 14,2% fa invece riferimento ad una malattia congenita, mentre l’ipotesi di una malattia neurologica contratta in età adulta viene citata dall’11,1%.
E’ chiaro che l’incidentalità , stradale, domestica e professionale, rappresenta una causa significativa di disabilità , tuttavia che a pensare a malattie neurologiche come la sclerosi multipla, l’ictus, o la malattia di Parkinson, (che hanno un peso assolutamente rilevante nel determinare la disabilità nelle fasce d’età giovanili e adulte) sia poco più di 1 italiano su 10 appare sintomatico, nuovamente, di una percezione della disabilità per molti aspetti riduttiva (fig. 2).
Fig. 2 – Il primo pensiero di fronte ad una persona giovane o adulta, apparentemente integra, con disabilità motoria (val. %)