Tre Società Scientifiche statunitensi hanno pubblicato le Linee Guida congiunte sulla gestione dello scompenso cardiaco. Nel documento si propongono raccomandazioni relative a tutti gli aspetti riguardanti la malattia, dalla prevenzione al trattamento. Quello che segue è il primo aggiornamento basato sulle Linee Guida.
La Società Americana del Cuore (American Heart Association: AHA), il Collegio Americano di Cardiologia (American College of Cardiology: ACC) e la Società Americana dello Scompenso Cardiaco (Heart Failure Society of America: HFSA) hanno preparato delle Linee Guida per la gestione dello scompenso cardiaco. In particolare le prime due Società Scientifiche hanno una lunga esperienza nella stesura di questi documenti, avendo iniziato a pubblicarli già nel 1980. Essi sono basati sulla ricerca delle evidenze disponibili, valutate e classificate con metodi specifici mirati, per poi formulare raccomandazioni fondate sulle evidenze più solide. Nell’edizione 2022 delle Linee Guida si affrontano in dettaglio tutti gli aspetti della gestione dello scompenso cardiaco, a partire dalla prevenzione primaria. La prevenzione primaria è quella che ha l’obiettivo di evitare o di ritardare la comparsa di una malattia in persone che non ne sono affette. A questo proposito le Linee Guida segnalano che:
- Ipertensione: aumenti della pressione arteriosa sistolica e diastolica sono importanti fattori di rischio per lo sviluppo dello scompenso cardiaco. Molti studi hanno dimostrato che la cura dell’ipertensione riduce la probabilità che si sviluppi la patologia. Anche se l’entità del beneficio di questo approccio varia in base al tipo di casistica, agli obiettivi di riduzione della pressione che sono stati perseguiti e ai criteri di diagnosi dello scompenso che sono stati applicati, la cura dell’ipertensione riduce comunque la probabilità che esso si presenti. Ad esempio, in uno studio denominato SPRINT, ridurre la pressione sistolica a meno di 120 mmHg ha diminuito del 38% il rischio di sviluppo dello scompenso cardiaco e del 23% quello di decesso, rispetto al mantenimento di livelli di pressione arteriosa inferiori a 140 mmHg. Sulla base di queste evidenze, si raccomanda di ridurre la pressione arteriosa secondo le indicazioni proposte dalle Linee Guida dedicate.
- Diabete: molte ricerche cliniche, eseguite in persone con diabete di tipo 2 che erano a rischio di malattie cardiovascolari o ne erano già affette, hanno dimostrato che la somministrazione dei farmaci denominati inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2-i) è in grado di prevenire i ricoveri da scompenso cardiaco. Da queste osservazioni si è tratta l’evidenza che il beneficio degli SGLT2-i determina soprattutto una prevenzione primaria, in quanto solo nel 10-14% dei casi ricoverati era già stata formulata in precedenza una diagnosi di scompenso cardiaco. Ciò vuol dire che gli SGLT2-i evitano che si presenti uno scompenso cardiaco clinicamente evidente in chi ha fattori di rischio di svilupparlo, ma non ne è affetto. D’altra parte, i meccanismi alla base di questo effetto non sono stati individuati, ma i riscontri disponibili fanno escludere che possano riguardare l’azione di queste molecole nel ridurre la glicemia.
- Abitudini di vita: l’aderenza ad abitudini di vita sane, facendo attività fisica regolare, seguendo un’alimentazione salutare e non fumando, ha dimostrato un effetto preventivo della comparsa dello scompenso cardiaco. Tra le diete proposte nelle Linee Guida c’è quella mediterranea.
- Aumenti del peptide natriuretico B cerebrale: l’individuazione precoce di concentrazioni nel sangue maggiori o uguali a 50 pg/ml del peptide, con conseguente trattamento tempestivo, si è dimostrata efficace nel prevenire lo sviluppo di scompenso cardiaco in persone a rischio. A proposito della cura di tale quadro, si è dimostrata efficace l’associazione tra gli inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone e i betabloccanti.
- Modelli di previsione: l’applicazione di modelli che permettono di individuare il rischio di sviluppare scompenso cardiaco è un altro modo di selezionare casi nei quali lo scompenso non è ancora presente, ma nei quali ci sono molte probabilità che compaia, per intervenire a vari livelli prevenendo efficacemente la malattia. Nelle Linee Guida si citano alcuni di tali modelli.
Lo scompenso cardiaco è quasi sempre l’esito di alterazioni della funzione del sistema cardiovascolare, o di malattie metaboliche o di abitudini di vita inadeguate. Su tutte si può intervenire per tempo, in modo da prevenire o ritardare lo sviluppo dello scompenso. Nelle Linee Guida si specifica come.