Uno studio eseguito in Danimarca ha verificato, in una casistica di anziani, l’efficacia di un tipo di ecografia del cuore per la valutazione delle alterazioni funzionali e strutturali dell’organo in varie malattie, compreso lo scompenso cardiaco. I risultati hanno indicato che tale tecnica permette una diagnosi precoce del cattivo funzionamento del muscolo cardiaco.
I soggetti anziani costituiscono una quota crescente della popolazione generale. L’ecografia convenzionale e quella con analisi della deformazione del miocardio possono aiutare a definire il livello di rischio di danno a carico dell’organo in questo tipo di individui. L’ecocardiografia definita in inglese “speckle-tracking” e chiamata in italiano “analisi della deformazione miocardica”, permette di individuare alterazioni del funzionamento del cuore in una fase molto precoce, quando gli altri indici che studiano la funzione cardiaca risultano ancora normali. Alla diagnosi precoce può seguire un trattamento tempestivo, che rallenta l’evoluzione delle malattie cardiache. Olsen e colleghi hanno eseguito uno studio con l’obiettivo di definire la potenziale utilità dell’ecografia cardiaca tradizionale e di quella di analisi della deformazione miocardica in uno screening delle patologie cardiache che ha coinvolto una casistica di anziani. Sono stati utilizzati i dati di soggetti che hanno partecipato a due ricerche denominate, rispettivamente, studio LOOP (LOOP Study) e Studio del cuore della citta di Copenhagen (Copenhagen City Heart Study). Dal primo sono stati estratti i dati di 1441 persone randomizzate in una ricerca clinica controllata e dal secondo sono stati estratti 944 soggetti di età superiore a 70 anni, con fattori di rischio cardiovascolari, come ipertensione arteriosa, diabete di tipo 2, scompenso cardiaco o pregresso ictus, e che avevano un normale ritmo di contrazione del cuore. Tutte le persone selezionate sono state sottoposte a un’ecografia del cuore tradizionale e a una con analisi della deformazione miocardica. Le alterazioni a carico dell’organo sono state definite in base alle Linee Guida redatte dalla Società Americana di Ecografia (American Society of Echocardiography: ASE) e dalla Società Europea di Imaging Cardiovascolare (European Association of Cardiovascular Imaging: EACVI). Alterazioni della struttura del cuore, come il rimodellamento del ventricolo sinistro, la calcificazione dell’anello della valvola mitrale e la sclerosi della valvola aortica con o senza stenosi, hanno avuto frequenze molto maggiori nello studio LOOP: rispettivamente 40%, 39% e 27%. Nella stessa ricerca sono state osservate alte prevalenze di disfunzioni del cuore, come quella della diastole del ventricolo sinistro, la deformazione anormale longitudinale del ventricolo sinistro e la modificazione anomala della riserva dell’atrio di sinistra, rispettivamente: 27%, 18% e 9%. Diverse delle alterazioni appena citate hanno avuto frequenze simili nel gruppo selezionato per la validazione, che era stato estratto dallo studio del cuore della città di Copenhagen. Infine, in linea con questi riscontri, i soggetti che avevano rimodellamento del ventricolo sinistro, calcificazione dell’anello della valvola mitrale e danni alla valvola aortica hanno avuto una maggiore probabilità di presentare disfunzioni della diastole del ventricolo sinistro, deformazione longitudinale e anomalie della riserva dell’atrio di sinistra, rispetto a quelli senza modificazioni della struttura del cuore.
Nelle conclusioni gli autori hanno sottolineato la potenziale utilità clinica, negli anziani, sia dell’ecografia tradizionale che di quella con analisi della deformazione cardiaca, nello screening delle anomalie funzionali e strutturali. Ulteriori studi dovranno definire l’importanza di questi riscontri in termini di prognosi.